Cervello di dinosauro

di Solivagus Rima

Triune Brain. Questo è il nome di un particolare modello della struttura del cervello umano. Ideato da un medico degli Stati Uniti, Mc Lean (che non è l’autore della canzone “American Pie”), si traduce in italiano con “cervello tripartito”. Questo modello, infatti, divide il nostro encefalo in tre parti distinguibili: il sistema limbico (dell’emotività), la neocortex (degli operatori specifici, logici) e l’ R-complex. Quest’ultima è quella che ci interessa in particolar modo per questa ricerca. Infatti, essa viene chiamata anche “cervello rettiliano” ed è finalizzata ad occuparsi di tutto ciò che riguarda gli istinti innati dell’essere umano e i suoi bisogni primari. Viene chiamata in questo modo per il fatto che è la parte del cervello che ci accomuna di più agli animali, cioè la parte istintuale del cervello umano.

Il motivo di questa indagine parte da una domanda che sorge spontanea se si affronta questo tema: l’istinto nell’uomo è un componente positivo o negativo?
Non è facile rispondere a questa domanda. Ma proviamoci!

1) Molti ricercatori sostengono che l’ R-complex sia la parte dell’encefalo che ci fa assomigliare di più a dei rettili; come dei serpenti, questa parte del cervello ci rende calcolatori, meschini e spietati. Freddi. È probabilmente la parte che ci rende arrabbiati, violenti, irrazionali. A causa di questa parte del cervello umano potrebbero avere origine le guerre, gli episodi di violenza, i furti, gli omicidi esistenti nel mondo.
Pensiamoci su: che facciamo quando il nostro temperamento sfida la nostra quiete? Quando sembra che tutto sia contro di noi? Quando siamo sospettosi o arrabbiati? Quando una gragnuola di imprevisti ci assale? È in questi momenti che l’ R-complex ci fa perdere il controllo, ci rende crudeli. Ci sentiamo come repressi, come degli animali in gabbia che non vedono più la via d’uscita. Non ci è permesso sfogare la rabbia e siamo trattenuti da mille costrizioni e impedimenti, impostici dalla società. Questo genera in noi una rabbia repressa, che dobbiamo sfogare in qualche modo. E qui gli episodi di violenza gratuita, i soprusi, la perdizione. Addirittura dal punto di vista sessuale sentiamo questa repressione. Pensate che il bisogno della pornografia sia un caso? L’uomo ha bisogno di vedere di nascosto l’altro sesso con abiti succinti o nudo, perché la società ci impone il contegno, il decoro, il pudore. Ci si sente affamati di sesso e mai soddisfatti; il sesso diventa perversione, diventa un male e ci sentiamo invogliati a renderlo sempre più perverso. Ed ecco che diamo nascita al sadomaso, alla pedofilia, al voyeurismo, al feticismo… al figging, cioè la pratica di infilarsi nell’ano delle spezie piccanti, come lo zenzero, per provare piacere. Che roba! Se tutti girassimo nudi, questo bisogno probabilmente svanirebbe? Ma non parliamo d’utopie, bensì continuiamo…

2) C’è una parte di psicologi americani, tuttavia, che ha elaborato una teoria opposta a quella esposta poco fa, cioè che non sia la parte istintuale del cervello la causa della nostra violenza e della nostra perversione sociale, ma che tutto nasca dal nostro essere troppo “umani”. Gli animali esprimono appieno i propri istinti, non hanno alcun tipo di repressione e quindi sono felici. La felicità non li rende così violenti. Quindi, secondo questa analisi, non sarebbe la parte istintuale del cervello a renderci cattivi, ma la repressione di essa. La soluzione potrebbe essere quella di ascoltare di più i nostri istinti, senza sentirci oppressi. La società, così, forse guarirebbe da questa sua “malattia”.

Ma, ora, analizziamo meglio il nome dell’ R-complex, ossia “cervello rettiliano”. In qualche modo, come detto prima, questa parte del cervello ci accomuna ai rettili e si contrappone alla parte del nostro cervello che invece è razionale. Da ciò si può presupporre una qualche nostra parentela con i rettili. Magari un antenato in comune? Strano è pensare che gli esseri viventi che dominavano il nostro pianeta prima di noi, quasi al pari nostro, erano proprio dei rettili. Che questa parte del cervello possa condurci alla scoperta della genealogia umana? Che ci possa rendere edotti di un passato ormai sprofondato nell’oblio e che potrebbe darci chiarezza sulla nostra origine?

Diamo ora la parola alla letteratura… Ci può aiutare a capire un capitolo delle “Cosmicomiche” di Italo Calvino, intitolato “I dinoauri”. Calvino racconta qui una storia di un dinosauro che si ritrova in un mondo di esseri chiamati “nuovi”, probabilmente uomini, che non sono in grado di capire che lui è un dinosauro, per il semplice fatto che non li hanno mai visti. Tuttavia, aleggia fra questi “nuovi” una paura dei dinosauri, dei quali hanno trovato solo resti fossili ed ossa, che vengono visti come esseri terribili e spaventosi, dei mostri. Tutto ciò viene reso ancora più grande da leggende e storie che circolano su di essi. Il dinosauro che non viene riconosciuto, si trova bene inizialmente con i “nuovi”, che gli sembrano tanto diversi rispetto ai dinosauri, gli sembrano molto più evoluti; l’unico difetto che hanno è di farsi dominare da questa loro paura irrazionale per i grandi rettili del passato. Il dinosauro, però, si accorge pian piano che questi “nuovi” in realtà avevano molte delle caratteristiche dei loro predecessori dinosauri, caratteristiche che li avevano portati all’estinzione.

È una storia interessante, che sembra quasi profetica… ma è inutile fare assurde congetture, per ora. Teniamo solo presente che Calvino, in questo caso, ci è stato molto utile per la nostra ricerca e che uno studio approfondito dell’R-complex potrebbe portare a grandi scoperte, sia nell’ambito della genesi umana sia in quello della psiche.

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