L’angolo dell’amusia – Boraridoo

Il progetto “Boraridoo” viene da noi proposto per la città di Trieste, per i noti motivi geofisici e culturali che legano la città al vento, ma non intende essere esclusivo, ed è anzi pensato per poter essere adattato ai più diversi contesti.

Il progetto consiste in tre fasi.
Nella prima fase, si indirà un bando di gara per la realizzazione di un numero prestabilito (da decidere) di didgeridoo. Il concorso sarà aperto a chiunque e un’apposita commissione valuterà e sceglierà i lavori in base a precise specifiche, da determinarsi in sede di scrittura dell’appalto, ma che comprenderanno senz’altro aspetti estetici/artistici e aspetti funzionali degli strumenti.
Nella seconda fase, in concerto con l’amministrazione comunale, i lavori prescelti verranno installati in alcuni punti precisi della città – quelli dove è noto che il vento soffi con più intensità, e anche tra le barche nel molo detto della Sacchetta, sopra e sotto il Ponterosso, su alcuni balconi e all’interno di alcune chiostrine tra i condomini (NB: la possibilità di installare alcuni strumenti sulle ciminiere dell’impianto siderurgico conosciuto genericamente come Ferriera è ancora in fase di discussione con i vertici dell’azienda che lo gestisce).
Nella terza fase, nei giorni di bora, si realizzeranno registrazioni live dei risultati. Diversi musicisti e dj verranno poi chiamati a mixare queste registrazioni per creare, ognuno secondo il proprio stile e la propria sensibilità, delle opere assolutamente originali, che verranno poi diffuse su tutti i canali social. Inoltre dei piccoli gruppi, ad accesso limitato, si sposteranno tra vari punti di installazione, con lo scopo di fruire di un’esperienza sonora e sensoriale unica nel suo genere. Inizialmente il progetto prevedeva l’applicazione di microfoni a ogni strumento per trasmettere poi in tempo reale il suono al pubblico riunito in un teatro o auditorium, ma la difficoltà di isolare il suono prodotto dagli strumenti ed escludere il vento dalla registrazione ha fatto però desistere dall’intento.

Il nostro contributo pratico al progetto sarà la creazione di un didgeridoo di mt. 3,5 di lunghezza, cm. 20 di diametro nella parte più stretta e cm. 40 in quella più larga. Il pezzo sarà ricavato da un unico tronco di palissandro brasiliano. La parte esterna sarà decorata da un’equipe di esperti intagliatori, seguendo motivi disegnati da noi e raffiguranti in modo simbolico il vento e la potenza eolica. La lavorazione dell’interno sarà invece affidata a Dash Gurawibi, aborigeno australiano, uno dei più famosi suonatori di didgeridoo nel mondo, nonché massimo esperto di storia e tecnica di tale strumento. Il problema dell’ancia (che dovrà essere ovviamente tenuto in conto anche dai partecipanti al concorso), che nel didgeridoo è labiale, verrà risolto con l’inserzione di una doppia ancia battente all’imboccatura, creata in polimeri termoplastici su apposito stampo: la particolare conformazione permetterà all’ancia di vibrare proprio come le labbra del suonatore. L’opera finita verrà poi installata all’incrocio tra via Economo e via di Campo Marzio, su di un supporto che la terrà ancorata a circa 3 mt. di altezza sulla parete frontale dell’edificio chiamato popolarmente “grattacielo”.

Provate a immaginare: il mugghiare del vento, come l’urlo di Saturno che s’avventa sui figli, incanalato in decine di tubi che ne amplificano e modulano la voce. Il sartiame picchia sulla vetroresina degli alberi, tiene un tempo impossibile e noto solo al vento. Un tempo notturno e isterico. Un cinghiale che corre nel bosco spezzando fronde. Un basso prolungato, legnoso, sotto le finestre; un soffio di gigante che cresce, diminuisce, borbotta, schiaffeggia improvviso le serrande. La folata che toglie il fiato risuona beffarda nel legno, si spaccano gli scuri incautamente non fissati, cadono i motorini, cadono gli intonaci vecchi. Una mano enorme sembra premere, per un istante, l’intera parete. Decine di aerofoni che intonano un coro folle per le vie della città.

Per i dettagli economici del progetto si rimanda all’allegato B.

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