Letteraria #2

Il cantiere “Letteraria” è partito: per chi si fosse perso il numero precedente, ci riferiamo al festival di letteratura giovanile che Charta Sporca organizzerà in collaborazione con Territori delle Idee, T con Zero e Lega Italiana Poetry Slam. Si terrà in autunno, ma il lavoro da fare è molto: contattare gli editori, ordinare i libri selezionati, leggerli e “giudicarli” con sguardo attento, consapevoli dei nostri stessi limiti (in fondo ci reputiamo più semplici lettori che critici letterari). Per cercare di rendere la selezione il più accurata possibile, ogni titolo viene letto (e brevemente recensito) da almeno due redattori della rivista. Abbiamo pensato di pubblicare il frutto di queste letture, sia per rendervi maggiormente partecipi del nostro lavoro, sia per invogliarvi a prendere parte attiva alla selezione. Dal 9 giugno, infatti, saremo ospiti del Polo di Aggregazione Giovanile Toti di Trieste: chiunque fosse interessato a partecipare (sia per collaborare alla rivista che per la selezione dei titoli in vista del festival), è il benvenuto. Potete contattarci all’indirizzo associazione@chartasporca.it

Luca Bernardi, Medusa, Tunuè, 2016

Stefano Tieri: la cosa che più colpisce è il linguaggio sperimentale adottato, sia per l’uso di un personalissimo gergo (che strizza l’occhio a quello generazionale) che per la sintassi molto frammentata. La vicenda viene raccontata attraverso l’alternanza di due voci: quella del protagonista, un nostro coetaneo con qualche problema psichico (al punto che l’intero romanzo può essere inteso come il disfacimento della psiche del protagonista, in seguito alla presa di coscienza di una drammatica vicenda) e quella che personalmente ho inteso essere una voce dentro la sua testa, segnata in corsivo all’interno del testo. L’inizio a mio avviso è un po’ dispersivo ed estraniante (non escludo che l’intento fosse voluto) mentre sul finire il libro assume un ritmo che ti tiene incollato alle pagine, se non altro per la curiosità di sapere dove sta andando questa “folle” narrazione. Non siamo davanti a un capolavoro, ma il libro alla fin fine funziona, complice anche la sua brevità.

Voto: 7

Giuseppe Nava: condivido in linea di massima il giudizio di Stefano, anche se invertito (ho preferito l’inizio alla fine!). Il punto di forza è di sicuro lo stile, anche se a volte (spesso) il gergo sa troppo di giovanile-già-sentito; ho trovato interessanti e suggestive, invece, certe deliranti riflessioni sul linguaggio che il narratore fa nel suo resoconto degli eventi, mescolando linguaggio tecnico e allucinazione. A dispetto di questa scrittura esuberante, la lettura è agevole e la narrazione mantiene un grado crescente di tensione che spinge ad andare avanti. Però alla fine la “soluzione” è piuttosto telefonata e nel complesso la trama in sé non è niente di eccezionale – anzi, un poco banale, a dirla tutta (pure nella sua drammaticità). D’altro canto una trama complessa probabilmente non avrebbe giovato, con una scrittura così, ma mi ha lasciato comunque una sensazione di irrisolto.

Voto: 6 e ½

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