Pasolini chi?

Presentazione del nuovo numero di Charta Sporca, in uscita mercoledì 19 novembre.

eresie

di Stefano Tieri

Per noi, smaliziati occidentali del nuovo millennio, l’eresia ha perduto ogni significato: basta nominarla per far apparire un accenno di sorriso sul volto del nostro interlocutore. Al venir meno di ogni morale – cui potrebbe corrispondere la fine delle ultime “grandi narrazioni”, quella cristiana e quella marxista – consideriamo conclusa la possibilità stessa dell’eresia. Rispetto a cosa si potrebbe ancora essere eretici? Non abbiamo ingiunzioni morali, né lacci che ci ricordano l’appartenenza a una qualche collettività: monadi disperse, gioiamo di questa inaspettata libertà senza renderci conto di altre ingiunzioni, di altri lacci che ci cingono – in definitiva di un’altra narrazione, che passa quotidianamente sotto silenzio poiché ritenuta “normalità”.

Alle narrazioni precedenti se n’è via via sostituita un’altra, dai modi melliflui e seducenti. Da un lato sprona a godere e ad assecondare ogni proprio desiderio ma – dall’altro – suggerisce (e fabbrica) quello stesso desiderio che si reputava “proprio”. Non si tratta di un fenomeno recente, ma è con il crollo delle altre “grandi narrazioni” che quest’ultima si è imposta ad unica realtà, organizzando l’ordine del discorso al fine di rimuovere ogni elemento che non possa, a sua volta, diventare bene di consumo.

C’è chi fuoriesce dal discorso unico, organizzando pratiche alternative di vita (si pensi agli ecovillaggi)? Eretico! C’è chi propone, complice il periodo di crisi, la condivisione di beni? Doppiamente eretico! C’è chi volta le spalle al dominio della tecnica, passando il suo tempo con occupazioni “inutili” quali la poesia o la letteratura (per non parlare della filosofia)? Tre volte eretico!

Il rapporto con l’eresia è però, ora, mutato: essa non viene più additata quale manifestazione immorale, ma semplicemente ignorata. Il dito si discosta dall’oggetto incriminato e finisce a indicare la “normalità”, in un elogio del migliore dei mondi possibili: quello del presunto benessere, sempre più agognato ma sempre meno raggiungibile, almeno nei termini suggeriti dalla società dei consumi.

Quarant’anni fa Pier Paolo Pasolini attaccava, dalle colonne del Corsera, “l’ideologia edonistica delle masse”, il “centralismo della civiltà dei consumi” che annientava ogni realtà periferica, il “rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali” dovuto all’affermazione delle nuove tecnologie (specie della televisione). Si era davanti a una vera e propria “mutazione antropologica”, un’omologazione culturale che riguardò tutti, dall’alta borghesia fino al sottoproletariato, portata avanti nel nome di un’uguaglianza altrove sbandierata e qui compiuta – in un modo, stavolta sì, eretico – dalla società dei consumi. Un potere (“il più violento e totalitario che ci sia mai stato”) in grado di cambiare, fin nel profondo, un popolo intero, improntato su un modello di sviluppo che “non è in alcun modo rivoluzionario, neanche quando è riformista”, e il cui principale frutto è l’angoscia esistenziale.

Oggi quel processo di omologazione sembra essere avanzato oltre ogni limite, annientando la stessa possibilità di vivere in modo radicalmente diverso. Eppure, a saper leggere tra le righe del discorso unico, nuove pratiche di ribellione si fanno lentamente spazio. Scartate e ignorate dall’ordine del discorso che noi stessi – inconsapevolmente – contribuiamo a formare, e anzi forti proprio di questo scarto che ne esalta la “provocatoria indipendenza”, ci ricordano con la loro sola presenza che le alternative sono possibili. Spazio all’eresia!

Con questo articolo inauguriamo, in concomitanza con la pubblicazione del nuovo numero di Charta Sporca dal titolo Eresie, una serie di interventi “pasoliniani” che verranno ospitati, nel corso dei prossimi giorni, sul nostro sito:

Il rovescio del “pasolinismo” di Francesca Ruina

Ripensare Pasolini. Intervsita a Raoul Kirchmayr di Davide Pittioni

La disciplina dell’eresia di Daniele Lettig

Per l’amore di Pasolini: il nuovo fascismo europeo e gli intellettuali di Andrea Muni

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