Solo Rumore – # 7

di Francesco Baldo

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La musica è sempre stata un vorticoso e imprevedibile insieme di correnti che nascono e muoiono, di rami freschi e di arbusti da potare, di incessanti novità concettuali e tecnologiche. Sapersi reinventare, evolvere, plasmare è fondamentale per garantirsi un minimo di longevità artistica, qualche disco in più e una modesta ma glitterata vecchiaia in California. Sono pochi però coloro che hanno il talento e l’astuzia per cogliere e cavalcare i cambiamenti, mentre molti di più sono gli stolti che si perdono in quel grigiore apatico che è la mediocrità artistica. E allora, per ogni profeta di qualche nuovo movimento, ci sono almeno cento personaggi che cercano di reinventarsi una carriera con risultati disastrosi, ed altrettanti che non riescono ad uscire dal seminato e si fossilizzano nelle proprie origini. Ecco un piccolo breviario di individui con un glorioso passato che nel tempo sono diventati la parodia di loro stessi.

Marylin Manson
Il tempo sa essere crudele, può toglierti tutto, anche una costola per aiutarti a praticare dell’auto fellatio (leggenda vuole). Un giorno sei l’idolo dei ragazzetti satanisti di tutto il mondo e sei sposato con Dita Von Teese, quello dopo ti accorgi che non ti è rimasto niente più delle lenti a contatto colorate. Il reverendo saluta voce, dignità e carisma con un ultimo insipido e strascicatissimo lavoro.

U2
Mentre Bono assume sempre più le sembianze di un santone pacifista contro i poteri forti del mondo, la sua musica somiglia di più ai piagnistei di un ricco bambino viziato, scarsissimo e svogliato ma con il nome giusto. Se il sopore fosse un LP sarebbe l’ultimo ‘Songs of Innocence’ della band irlandese: più efficace delle benzodiazepine per silenziare qualsiasi afflato di vita.

50 Cent
Figlioccio di Eminem e Dr. Dre (pedigree che avrebbe fatto rappare anche Lino Banfi), Curtis Jackson alias 50 Cent sbarca sulle radio italiane nei primi 2000. Un mix letale di definizione muscolare michelangiolesca, laringite cronica e promiscuità sessuale, condito da un’attitudine sinistra ad addobbarsi con catenacci da far invidia alla cantieristica navale più estrema. Meritata street attitude da uomo di ghetto (nove pallottole in corpo, una fonderia in pratica) come nel miglior stereotipo gangta e un flow rivedibile portano il nostro cinquantino alle somme vette del mercato discografico. Sono passati dieci anni ormai e di questo horror vacui di mondanità non è rimasto nulla. I dischi venduti non sono più milioni ma migliaia, e dei vecchi fan non è rimasto neanche lo zoccolo duro, al massimo un callo al tallone. Ci piace ricordarlo così, pioniere e vetta del culturismo musicale, colonna portante del concetto di ‘modello da non seguire’. Ormai ‘In Da Club’ non ci va nemmeno lui.

Jovanotti
Aspettate, ma c’è mai stato un apice? Il Jova ha formulato la giusta equazione per piacere agli italiani: vestito alla cazzo ma alla moda, rime ma poche e stupide, intellettuale ma operaio dentro, drogato ma solo le leggere, spirituale ma mai profondo, elettronico ma senza esagerare. E potrei continuare a elencare la macedonia di cazzate che riempie i suoi dischi: Manu Chao, le frasi buttate là senza nessun senso, i bonghetti, l’uso sconsiderato e feticista di lingue straniere, roba rubata a caso qua e là da chiunque. Il crimine non paga ma vende album. Ma a noi piace, piace fare aqua gym con lui che canta. Ci piace così tanto che alle sue gesta si ispireranno negli anni decine di futili personaggi, da Fazio a Volo a Renzi, tutti accomunati dall’assenza di qualunque contenuto ideologico dignitoso e dalla capacità compensatoria di intortarti con un buonismo così zuccherino che puzza di diabete.

Tupac Shakur
Lui, poveraccio, non ha nessuna colpa. Ci ha lasciati nel ’96 (o sarà ancora vivo? complotti a go-go) e lo ha fatto da romanziere e profeta della comunità nera americana. Il suo ricordo non è si mai sbiadito, e nemmeno la sua musica, col fatto che sono usciti più dischi postumi che in vita. Come? Sì, tutto materiale riciclato, un pallido ricordo del fenomeno che era. Cosa non si fa per qualche diritto sulle copie fisiche, eh famiglia? Parenti serpenti, ma anche sanguisughe.

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