Visioni dallo spazio Italia

di Giuseppe Nava

bangland

“Questo film è costato 3742 euro”: così recitano i titoli di testa di Strings, uno dei film italiani presentati in questa quindicesima edizione del festival Trieste Science+Fiction. Sembra difficile da credere, considerando il risultato finale. Mentre si parla da anni di crisi del cinema italiano, con una deviazione considerevole dei già esigui finanziamenti verso produzioni più sicure dal punto di vista del ritorno d’investimento (si veda la proliferazione delle fiction televisive), il cinema cosiddetto indipendente si ritaglia spazi come e dove può. La storia è comune: i progetti-film vengono realizzati con budget molto ridotti, a volte grazie a fondi e borse erogati da enti e istituzioni; e si sviluppano quasi sempre all’interno di corsi, laboratori, scuole di cinema (confermando, loro malgrado, la dinamica dell’esperienza formativa come unica retribuzione per il lavoro svolto dai vari studenti e tirocinanti che partecipano al progetto).

Come naturale conseguenza della sua natura di festival indipendente, il TS+F ha da sempre un occhio di riguardo per queste produzioni nostrane nell’ambito dello Spazio Italia. Film che spesso non sono strettamente “di genere”, e soprattutto film “giovani”: per esempio ha solo 24 anni Lorenzo Berghella, che ha presentato a Trieste la sua opera prima Bangland, film d’animazione fumettistico nell’immagine e punk nello spirito. Bangland ci racconta un’America speculare a quella che conosciamo attraverso il filtro mediatico (tv, film, musica), ma non per questo meno controversa. Solo che il presidente guerrafondaio è Steven Spielberg, il telepredicatore senza scrupoli ha il volto preso in prestito da Bill Murray, e Morgan Freeman è la star con la passione per le minorenni… Una sorta di noir metropolitano che si snoda sullo sfondo di crescenti tensioni razziali fra bianchi e afro-americani, fino all’esplosione finale. Si tira un po’ troppo la corda del gioco delle citazioni, ma nell’insieme tout se tient e si guarda con piacere, anche grazie a un’azzeccata colonna sonora (anche quella, manco a dirlo, “fatta in casa”).

Giovani universitari sono anche i protagonisti di un altro dei film presentati quest’anno, Strings, citato in apertura: uno studente di fisica viene in possesso di uno strano oggetto che permette di “saltare” in una dimensione parallela alla nostra, e quasi identica – quasi, perché vi si è affermato un regime che impedisce le più normali manifestazioni di affetto e vicinanza tra le persone. Dal futuro parallelo il regime invierà degli agenti con la missione di sabotare l’oggetto e impedire al ragazzo di diventare, nel “loro” mondo, il capo di una ribellione senza precedenti. Prendendo spunto dalla cosiddetta teoria delle stringhe, questa produzione altoatesina dimostra ancora una volta che per fare buona fantascienza non sono indispensabili alieni o astronavi o effetti speciali hollywoodiani. Un film molto curato sotto ogni aspetto, i cui unici nei sono alcune recitazioni un po’ legnose, e la trama, tanto affascinante quanto difficile da seguire.

In una futuribile ma plausibilissima città-azienda (sullo stile della famigerata Foxconn), il metodo del “confessionale” reso famoso dal Grande Fratello televisivo è istituzionalizzato in una blanda forma di controllo sul personale: questo lo scenario di Monitor, opera prima di Alessio Lauria. Inaspettatamente, nonostante queste premesse, il film finisce per concentrarsi sulla storia d’amore che è il centro della narrazione, lasciando sullo sfondo le implicazioni sociali. E forse, piuttosto che diventare l’ennesimo film distopico uguale a tanti altri, è meglio che sia così. D’altra parte Monitor ci racconta un mondo che non ha nulla di fantascientifico, quale quello di chi lavora per le grandi corporation; e gli interrogativi che il finale lascia aperti riguardano più l’individuo e le sue scelte che le loro conseguenze sulla società umana. Il film, realizzato a tempo di record, è un web movie disponibile anche sul canale online di Rai 5.

Questi sono solo tre dei molti titoli presentati anche quest’anno al festival. Che con questa edizione ha festeggiato alla grande i 15 anni, come “capitale europea del cinema fantastico”, e ha visto la partecipazione di artisti come Joe Lansdale (presidente della giuria Asteroide, che ha premiato lo zombie-movie Wyrmwood), Bruce Sterling (premiato alla carriera) e i Goblin (che hanno musicato dal vivo Profondo rosso).

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