Duino Aurisina Burning: piccole insurrezioni razziste di paese

di Giovanni Tomasin

Prega come se tu dovessi morire domani. Lavora come se non dovessi morire mai.

(Motto della confraternita muride, Senegal)

La scritta “FKK” compare a più riprese, vernice rosso sangue, sugli scogli della costiera triestina. È il segnale che individua le spiagge nudiste, molto frequentate in una zona in cui il naturismo ha una lunga tradizione. Di recente, però, l’aria che tira sull’altipiano carsico sta mutando la F iniziale in un’altra K. Stiamo per addentrarci in una storia dell’orrore, una storia ambientata in un villaggio idilliaco, improvvisamente sconvolto dal terrore di un’invasione nera. Invasione che poi si verifica, anche se l’orda non arriva da fuori come inizialmente si temeva: è il tuo adorabile vicino di casa che da un giorno all’altro, senza manco accorgersene, è diventato un razzistoide.

Invasione “nera”

Poche settimane fa la ridente località turistica di Duino apprende una notizia “inquietante”. Una delegazione della comunità senegalese ha visitato il paese, 1600 residenti, con l’intenzione di acquistare un edificio, un ex mobilificio, per farne un centro culturale. A darne notizia per primo è il quotidiano Il Piccolo, che il 4 marzo pubblica un articolo a firma di Ugo Salvini in cui parla il segretario della confraternita Amadou Fall. Non è la comunità senegalese in toto a voler fare l’acquisto, infatti, ma la corrente religiosa islamica dei muridi (su cui torneremo alla fine dell’articolo), che in Senegal copre il 40% della popolazione. Fall spiega:

Da una quindicina di anni siamo ospitati dalla Banca Etica di via Donizetti, qui a Trieste. Ma oramai la comunità muride in città conta 200 seguaci [più avanti si leggerà 150], mentre a livello regionale siamo circa 700 su mille senegalesi musulmani che vivono in Friuli Venezia Giulia, perciò la sala di via Donizetti è diventata insufficiente per i nostri momenti di preghiera collettiva.

La notizia suscita un’immediata alzata di scudi da parte della destra nazionalista italiana, che dal secondo dopoguerra ha un radicamento minoritario ma forte in paese. Meno prevedibile è la sponda che la destra trova nel comitato Cittadini per il Golfo, consolidata realtà ambientalista che da anni ormai partecipa alle lotte contro i progetti di rigassificatori nel golfo di Trieste e contro il Tav sul Carso. Sbotta l’esponente del gruppo Vladimiro Mervic: “Siamo decisamente contrari a questo insediamento e su questo tema siamo perfettamente in linea con i leader del centrodestra del nostro Comune, anche loro molto preoccupati per questa novità”.

È questa sintonia inaspettata a scatenare nei duinati una sorta di “liberi tutti”. In una comunità in cui la lotta ambientalista ha sempre trovato molti simpatizzanti ed è andata a saldarsi con una storica tradizione comunista e antifascista, la comparsa all’orizzonte del nemico islamico è sufficiente per far piazza pulita delle idee di un tempo. Ironia della sorte, nel secondo dopoguerra proprio il comune di Duino-Aurisina, da sempre abitato in maggioranza da sloveni e con una forte connotazione politica a sinistra, riuscì con il tempo a integrare un forte innesto allogeno di esuli istriani, spesso di tendenza opposta.

Ma torniamo ad oggi. Negli scorsi giorni viene allestita una raccolta di firme contro la “casa” dei muridi, propugnata in primis proprio dai Cittadini per il Golfo. In breve tempo raggiunge quota 800 firme. Non aiuta la stampa, che racconta la vicenda con toni a volte esilaranti. Si legge in un articolo:

I senegalesi sono un migliaio in tutta la regione, circa 700 seguono la regola “mouride”. A Trieste ce ne sono circa 150 e molti a Duino temono che possano riversarsi nell’ex mobilificio alla domenica e nei giorni di festa religiosa del calendario musulmano, creando disordini. Fra l’altro è impossibile stabilire con largo anticipo quando ricorrono le festività religiose dei mouride “perché seguiamo le fasi lunari – evidenzia Fall – in base a un calendario diverso da quello dei cristiani”.

Al di là dei “disordini”, fa sorridere il panico sul calendario lunare, comune a tutto il mondo islamico e non esattamente schizofrenico.

Non sono razzista ma…

Sui gruppi Fb “Sei di Duino se…” e “Cittadini per il Golfo”, nel frattempo, i duinati manifestano i loro timori. C’è chi pubblica un articolo in cui i sauditi proibiscono l’edificazione di chiese, Mervic tira in ballo le incursioni turche in Friuli. Si evocano la laicità dello Stato e le discriminazioni degli omosessuali in Senegal. L’importante è che la sede dei muridi non si faccia. Il tutto, ovviamente, è allegato sempre all’inevitabile premessa: “Non sono razzista ma”.

Il profilo personale del portavoce Mervic è a tal proposito più istruttivo delle sue dichiarazioni pubbliche. Riesce a pubblicare in poco tempo questo video di disinformazione fascistoide di Luca Donadel e l’immagine di una guerrigliera curda di Ypg-Ypj. Anche questa, però, è condita dal commento “Altroché moschee…”. Al signor Mervic farebbe forse bene approfondire le posizioni politiche dei curdi siriani in materia religiosa, ma non è questo il punto: è evidente come il mantra salviniano dell’invasione abbia ormai fatto breccia. La cosa trova conferma anche nelle pubblicazioni del signor Giorgio Jercog, altro storico militante ambientalista del golfo, che pare inquietato dalla possibilità dell’islamizzazione dell’Europa. Lo stesso Jercog era comparso qualche mese prima nelle mobilitazioni di Aquilinia, frazione di Muggia, contro la decisione del parroco di ospitare qualche famiglia di profughi afghani. “Dipende anche da chi arriva – aveva detto Jercog a chi scrive -, queste etnie sono molto diverse da noi”. Gli afghani non vanno bene, ma evidentemente anche i senegalesi non piacciono. Vien da chiedersi quale sia l’etnia accettabile. Gli austriaci, forse.

È probabile che una buona parte del fenomeno sia da imputarsi in primo luogo all’incapacità delle formazioni che un tempo corrispondevano alla sinistra di dare risposte serie in fatto di immigrazione. Risposte che vadano al di là di una riproposizione del cosmopolitismo di marca liberale. In questa vicenda tale difficoltà è rappresentata dall’evanescente figura del sindaco di Duino Vladimir Kukanja, in palese difficoltà nel gestire la situazione. Mentre il primo cittadino si ritaglia un ruolo da Ponzio Pilato le destre, dalla Lega a Fratelli d’Italia passando per Forza Italia, sguazzano nel pantano venutosi a creare.

Un altro volto dell’Islam

Ma non basta. A Duino un gruppo di bravi borghesi raccoglie ottocento firme per contrastare l’insediamento di alcune famiglie nere e qualche festività islamica, formalmente al fine di tutelare il carattere “turistico” del paese. Di fronte a un quadro così distopico, in cui il No Tav si scopre inconsapevole suprematista bianco, la risposta non può essere soltanto il mea culpa della sinistra sull’incapacità di capire le paure della gente. Chi rifiuta di affrontare la complessità del reale ha delle responsabilità che non vanno sottaciute.

Vanno evitate le estetizzazioni dell’Altro per cui “lo straniero è sempre buono”: anche la comunità senegalese-muride ha sicuramente le sue contraddizioni: opacità, sfruttamenti e linee di faglia. Il portavoce della comunità, almeno per come lo riportano i media locali, ha dato diverse versioni sulla configurazione finale dell’ex mobilificio. Resta anche il fatto che in molti anni di presenza del gruppo sul territorio triestino non si è mai registrato un problema. Visto il livello medio del dibattito, è il caso di approfondire più in generale chi siano questi muridi.

Prima di entrare nelle peculiarità della confraternita senegalese, una nota sul sufismo in generale: la storia dell’Islam è percorsa dal principio da una dialettica fra la parte giuridica e letteralista e quella mistica, esoterica, che applica al Corano un approccio esegetico. I sufi rappresentano una delle incarnazioni più forti del secondo approccio, i salafiti e wahabiti odierni rappresentano una versione estrema della prima. Nel corso dei secoli questa dialettica è sfociata più volte nello scontro e nella persecuzione, i cui simboli sono le uccisioni del “santo sufi” al-Hallaj e del filosofo mistico persiano Sohrawardi.

Non è questo il luogo per un trattato di storia delle religioni, ma bisogna qui sfatare un mito sull’Islam. Per molti commentatori, soprattutto quelli che propagandano lo scontro di civiltà, uno dei fattori che avrebbero impedito il sorgere di un Illuminismo nel cosiddetto mondo islamico sarebbe l’intoccabilità del testo coranico. Essendo diretta parola di Dio, solamente tramandata dal Profeta, il Corano non potrebbe essere interpretato come invece accade con l’esegesi dei testi sacri del cristianesimo. Si tratta di una lettura quantomeno riduttiva: le infinite sfumature della lingua araba portano intrinsecamente alle Sure del Libro un’abissale profondità di significato. Che il livello letterale del testo fosse soltanto il primo velo di significato, poi, è confermato dagli hadith dei compagni del Profeta e degli Imam dello sciismo. Questa peculiare forma di esegesi ha aperto lo spazio in cui pensatori sciiti, sufi, teosofi e filosofi hanno sviluppato per secoli un ventaglio di pensieri e di approcci alla fede che hanno poco o nulla a che spartire con l’ottuso letteralismo degli integralisti.

In Africa il sufismo è stato il veicolo di diffusione naturale dell’Islam, che è riuscito così a diffondersi in un continente abituato da sempre al proliferare di religioni e ai sincretismi. L’influsso dei sufi ha incanalato in una direzione più solare e tollerante la vocazione totalizzante che l’Islam condivide con gli altri grandi monoteismi. Di recente i due approcci alla fede del Profeta sono tornati a scontrarsi in terra africana, quando negli anni scorsi un’armata sufi ha preso le armi in Somalia contro le milizie di al-Shabaab, una variante somala del salafismo armato.

I muridi sono una sorta di icona del classico sufismo africano. Fondata nel XIX secolo dallo shaykh Amadou Bamba, la confraternita mise in atto una lotta proto-gandhiana contro il colonialismo francese, imperniata sul pacifismo. L’etica murida si basa sulla preghiera e sul lavoro, una trasposizione oltremare del principio ora et labora.

Ma cosa significa essere murida oggi? Un bel reportage della Reuters del 2007 approfondisce il tema. Ecco la traduzione di uno stralcio in cui l’autore descrive la località di Touba, centro spirituale della confraternita:

“La Grande Moschea, tutta Touba, è stata costruita grazie a donazioni di muridi», ha detto lo shaykh Serigne Abdou Mbacke, un discendente di Bamba.
“Se avessimo preso soldi dai sauditi per costruire le nostre moschee, avremmo dovuto pregare come vogliono loro”, ha aggiunto.
Mentre l’aumento delle moschee costruite dai sauditi in Africa occidentale ha suscitato timori sull’arrivo del fondamentalismo wahabita nell’arido Sahel, i muridi predicano la tolleranza.
Fondato sotto il giogo del colonialismo francese negli anni ’80 del XIX secolo, il muridismo valorizza l’indipendenza e la realizzazione religiosa personale.

Diversamente da altre città sante musulmane, come la Mecca, le donne a Touba non portano il velo e possono muoversi liberamente. Un ramo della fratellanza, i Baye Fall con i loro dreadlock, sono esonerati dall’obbligo di preghiera e possono addirittura bere alcol e fumare.

Pare difficile che un Baye Fall con la sua chioma da rastafariano islamico possa turbare il placido fascino turistico di Duino. Certo la reazione del paese è un brutto colpo per chi crede nella possibilità delle comunità locali di auto-organizzarsi dal basso. Dallo spirito del sufismo, però, si può trarre una bella lezione sulla necessità di opporsi a tutti coloro che dividono il mondo tra puri e impuri, pensando che i secondi abbiano meno diritti degli altri. A tutte le latitudini.

1 COMMENT

  1. Personalmente non spingerei troppo sui Sufi. Ora tacciono altrimenti li fanno fuori come i Cristiani. Come deve tacere il Papa per non mettere ancor piu a repentaglio coloro che non sono mussulmani. I Sufi forse riporteranno quella convivenza, mai alla pari, tra i vari credi. Il sottolinearlo è, per loro, secondo me pericoloso. Cordiali saluti.

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