Ultime impressioni dal Tsff: Visioni Queer e gli eventi collaterali su Srebrenica

di Diletta Coppi

L’edizione di quest’anno del Trieste Film Festival si è svolta sotto il segno della continuità e dell’evoluzione, confermandosi una vetrina cinematografica di qualità e, al contempo, uno straordinario strumento di riflessione storica e politica. Sotto la direzione artistica di Nicoletta Romeo il festival ha mantenuto alta l’attenzione sui temi legati alla memoria storica, alla ricerca dell’identità e alla pluralità culturale, tutte questioni centrali per Trieste – città di confine per eccellenza. Con la sua posizione geografica, la sua storia complicata e un porto che per secoli è stato punto di incontro tra Italia, Mittel-Europa e Balcani, Trieste è una vera e propria incarnazione della “frontiera”, non solo fisica ma anche ideologica e culturale. Sarà anche per questo che, in omaggio allo spirito della città, il Trieste Film Festival celebra la pluralità e la diversità dei linguaggi cinematografici, rafforzando l’idea che il cinema possa essere una forma di dialogo e comprensione tra luoghi e storie differenti.

Propria di questa edizione è la nuova sezione Visioni Queer, che con otto titoli si propone di esplorare il ruolo del cinema dell’Europa centro-orientale nel sostenere e raccontare i diritti e le battaglie della comunità LGBTQ+. È in questa sezione che troviamo The Garden Cadences di Dane Komljen, regista nato in ex-Jugoslavia. Il film, in anteprima italiana, racconta l’ultima estate prima dello sfratto trascorsa dal collettivo queer-femminista berlinese Mollies nel parco roulotte di Ostkreuz. Komljen ci pone davanti alla dolcezza di questa ultima estate, fatta dall’abitare una quotidianità collettiva che si oppone fermamente alla gentrificazione neoliberista della città. Interessanti sono anche i tre cortometraggi di Elene Naveriani: Les evangiles d’Anasyrma; Father, bless us e Red ants bite.

Un altro aspetto che emerge con forza, non solo dai film in concorso ma anche nelle proiezioni speciali e negli eventi paralleli, è la capacità del festival di fungere da ponte tra diverse realtà, esplorando come e quanto storie locali possano rispecchiare temi universali. Gli eventi collaterali, gestiti da Marta Improta, ne sono un esempio. Primo fra tutti la presentazione del podcast: “Il cuore scoperto”, svoltasi domenica 19 gennaio alla libreria Lovat. Il podcast, composto da cinque episodi e un prologo, è la versione in italiano dell’inchiesta giornalistica su amore, relazioni, schemi oppressivi e affettività del programma francese: “Le Coeur sur la table” di Victoire Tuaillon, prodotto da Binge Audio nel 2021. In Italia è arrivato grazie all’Associazione Vanvera ed è possibile ascoltarlo su Storie Libere FM. Improta ci ha raccontato, durante una breve intervista, anche dell’importanza del Progetto Cinema e Memoria: un percorso cinematografico e didattico che ricorda, al suo trentennale, il genocidio di Srebrenica. Molti alunni e alunne di vari istituti superiori triestini hanno partecipato alla proiezione di My father’s diaries/I diari di mio padre di Ado Hasanović, presente in sala. C’è stata poi la proiezione di Quo vadis, Aida? di Jasmila Žbanić, alla presenza di Irma Hibert, testimone diretta della guerra in Bosnia e autrice del libro La sopravvissuta (Trieste, Il battello stampatore, 2021).Questo progetto, organizzato in collaborazione con la associazioni Deina Aps e Benkadì Aps, ha l’obiettivo di offrire agli studenti e alle studentesse strumenti utili e plurali per comprendere il passato – storicamente e geograficamente vicinissimo – di un conflitto ancora mal studiato e poco conosciuto, persino nei nostri territori di confine.


In un momento storico dove l’identità nazionale e i confini politici sono tornati violentemente al centro del dibattito, Trieste e il suo festival ci ricordano che l’Europa è molto più di una somma di Stati: è una rete, un grande puzzle, di storie intrecciate. La scelta dei film, la presenza di registi e registe provenienti da paesi che, pur vivendo le proprie specificità, sono legati da un passato condiviso, fanno di questo spazio un luogo privilegiato di confronto. Il TSFF nella sua trentaseiesima edizione si conferma insomma non solo un evento fondamentale per la città, ma anche per la scena culturale europea. Un appuntamento che nell’offrire una panoramica sul cinema dell’Europa centrale e orientale, invita parallelamente la città e i suoi visitatori a riflettere sulle proprie radici, sulle rispettive identità e sul futuro che ci attende. In un mondo che sembra tornare a separarsi, Trieste e il suo festival mostrano che la cultura – e la settima arte in particolare – possono essere tra i mezzi più potenti di condivisione.

Filmografia

THE GARDEN CADENCES, Dane Komljen, DE-SRB, 2024, col., 62’

LES EVANGILES D’ANASYRMA, I Vangeli di Anasyrma, Elene Naveriani, CH, 2014, col., 29’

FATHER, BLESS US, Padre, ci benedica, Elene Naveriani, CH, 2013, COL., 9’

RED ANTS BITE, Le formiche rosse mordono, Elene Naveriani CH, 2019, col., 23’

MY FATHER’S DIARIES, I diari di mio padre, Ado Hasanović, I-F, 2024, col., 93’

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