“Cuisine & Confessions”: omelette al salto mortale

Il soffritto sta già imbiondendo in padella quando i primi spettatori accedono in sala. Sul palco gli artisti sono affaccendati nei preparativi, sembra proprio di essere arrivati a casa di amici che ci hanno invitato a cena, complice anche il profumo di aglio che si spande tra palchi e poltrone.

Lo spettacolo ha inizio ancora prima che le luci si abbassino: da un thermos pieno di mate, l’infuso molto gradito in America Latina, vengono spillati e offerti assaggi; una bionda con un paio di pantaloncini inguinali vi invita a chiudere gli occhi mentre infila tra le vostre labbra una caramella gommosa, sfidandovi a indovinarne il colore; lanci di uova e mele, con punizioni non particolarmente severe per chi ha i riflessi lenti. E non sono che antipasti, stuzzichini serviti mentre il pubblico sta ancora affluendo.

Il vero e proprio show ha inizio dopo la semi-scherzosa lettura del codice di comportamento richiesto per la serata, ed è un’apertura in cui scopriamo che i clown coi quali abbiamo giocato fino a quel momento sono acrobati e ballerini formidabili con cui diversi spettatori saranno chiamati a collaborare. Uno spettacolo multisensoriale e interattivo.

Il palcoscenico è trasformato in attrezzatissima cucina la quale a sua volta diventa pista da ballo e palestra, pista del circo e lettino dello psicanalista, cabaret e confessionale. È proprio qui, nelle confessions del titolo, che si trova l’ingrediente segreto, quello che riesce ad amalgamare con armonia elementi che potrebbe altrimenti essere difficile far bollire nella stessa pentola. Ognuno dei sette artisti parla un po’ di sé, benché non sia chiaro dove si trovi il limite tra autentici cenni autobiografici e copione.

E a partire da ognuna di queste rivelazioni, perlopiù leggere e dolci, ma in qualche caso struggenti e persino aspramente politiche, i ragazzi della compagnia Les 7 Doigts de la Main iniziano a volare con ali fatte di strofinacci, a carambolare nell’aria in mezzo a nuvole di farina, a innalzarsi in cima alla pertica e a precipitare giù, ad un soffio dall’impatto. Saltano e ballano, fanno capriole passando attraverso cornici quadrate e hula-hoop argentati, cantano, suonano e trovano anche il tempo di preparare da mangiare, usando stoviglie e utensili come clave e anelli da giocoliere.

Come tutti gli spettacoli, anche Cuisine & Confessions deve la sua riuscita alla capacità di creare un’illusione. Vediamo questi giovani eclettici in sfolgorante forma fisica che, pur venendo da tante parti del mondo, si rivolgono a noi in italiano. Ne apprezziamo l’agilità, l’intelligenza, la potenza e la grazia, tutto appare così spontaneo, proprio come un convivio organizzato da amici fuori dal comune. Eppure, dietro a tutto questo c’è una macchina organizzativa stupefacente, una produzione minuziosa negli aspetti tecnici, artistici e di marketing curata da una società canadese, in parte generosamente finanziata dal Ministero della Cultura di quel Paese, che realizza spettacoli ed eventi di alto livello con il contributo di artisti internazionali come quelli che abbiamo visto al Politeama Rossetti di Trieste, dove saranno in scena fino al 9 gennaio.

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