“Oreo” di Fran Ross

di Francesca Macor

Oreo è il soprannome di Christine, dalla pelle di un intenso marrone e il largo sorriso di denti bianchi come il latte, nata da madre nera e padre ebreo, è scaltra e geniale e senza alcuna paura di usare le sue arti marziali contro chiunque la infastidisca.
Partendo dall’infarto della nonna ebrea alla notizia che suo figlio avrebbe sposato una nera, e dall’istantaneo irrigidimento a forma di mezza svastica del nonno nero alla notizia che la figlia avrebbe sposato un ebreo, ci viene descritto un improbabile e breve matrimonio dal quale il padre di Christine si dilegua, lasciando dietro di sé dei misteriosi indizi con riferimenti alla mitologia greca.
Christine parte allora da Philadelphia, ancora adolescente, per andare a New York alla ricerca del padre scomparso, seguendo degli indizi da lui lasciati per far scoprire alla ragazza il mistero sulla sua nascita, in un viaggio irto di prove e incontri con personaggi di ogni sorta.

Una rivisitazione pop del mito di Teseo, satirico e sovversivo, che mescola yiddish e il vernacolo dei neri in giochi di parole e neologismi, giocando con l’attenzione del lettore e sfondando, anzi prendendo a calci, la quarta parete.
Scritto negli anni ’70 da Fran Ross – giornalista, scrittrice e autrice televisiva afroamericana, Oreo è stato pubblicato in Italia da Edizioni SUR, ed è un potch in piena faccia alle farneticazioni sulla cancel culture e una vera mechiaeh per tutti gli altri.

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