Premio Amidei 2017: “I ragazzi del Cinema America” ricevono il Premio alla cultura cinematografica


di Francesca Plesnizer

Lunedì 17 luglio alle 18, presso il Palazzo del Cinema a Gorizia, ha avuto luogo una tavola rotonda con Valerio Carocci, venuto in rappresentanza de “I ragazzi del Cinema America”, e il regista Francesco Bruni (che ha diretto Scialla! nel 2011 e Tutto quello che vuoi, film di quest’anno, proiettato fuori concorso all’Amidei proprio lunedì sera). A coordinare l’incontro Mariapia Comand, direttrice artistica dell’Amidei. Quest’anno il Premio alla cultura cinematografica è andato proprio al collettivo di cui Carocci fa parte, che ha saputo trasformare «il degrado in occasione di cultura e aggregazione grazie al potere catalizzatore del cinema». Questi 23 giovanissimi della periferia romana si sono distinti, negli ultimi anni, come operatori cinematografici e culturali sui generis, muovendo l’opinione pubblica nonché le istituzioni – uno su tutti il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini.

La loro avventura, ha raccontato Carocci, è iniziata nel 2012, quando occuparono nel quartiere romano di Trastevere il cinema America, un monosala abbandonato da più di un decennio, ricco di opere di interesse storico-artistico (per esempio dei mosaici risalenti al ‘54 realizzati dallo scultore Pietro Cascella e da Anna Maria Cesarini Sforza). Questa prima occupazione non fu dettata, inizialmente, da una sfrenata passione per la settima arte: i ragazzi fecero una mappatura dei luoghi culturali trasteverini abbandonati, e decisero di occupare il cinema – proprietà privata – per evitare che venisse riconvertito in un complesso di appartamenti e parcheggi. In un primo periodo vi organizzarono feste, proiezioni di partite di calcio e poi anche di film. Il loro interesse per il mondo della celluloide è nato pian piano, e ora sono loro stessi a occuparsi della programmazione cinematografica.
Carocci ha poi spiegato che tutti loro sono stati aiutati dalle rispettive famiglie: «Senza il sostegno dei nostri familiari non ce l’avremmo fatta, non lo nascondo. Anche loro hanno sposato la nostra causa e si sono fatti in quattro, aiutandoci da un punto di vista morale ma anche economico e giuridico». I ragazzi hanno quindi potuto dedicarsi all’impresa a tempo pieno. Il regista Bruni ha voluto però fare una precisazione: «Questi giovani sono spesso tacciati di essere dei “figli di papà”, ma non è così: le loro famiglie sono benestanti, ma non dei nababbi, bensì dei genitori che hanno scelto di credere nei loro figli e nelle loro idee».

Ad un tratto questa loro pregevole lotta culturale ha cominciato ad attirare l’attenzione di grandi maestri del cinema italiano (e non solo): Bertolucci, Verdone, Ozpetek, Argento, Virzì, Sorrentino e Almodovar sono alcuni dei big che hanno firmato petizioni, lanciato appelli e sono andati a trovare a Trastevere “I ragazzi del Cinema America” mostrando loro un incondizionato sostegno.
«Ad un certo punto, nel 2014, le autorità ci hanno fatto sgomberare» ha ricordato Carocci. «Ma non ci siamo persi d’animo e abbiamo spostato la nostra attività in un piccolo forno», che si trova proprio accanto al cinema America, e che il quartiere ha lasciato loro in comodato d’uso gratuito. Proprio in questa location andò a trovare i ragazzi anche il regista goriziano Matteo Oleotto (Zoran, il mio nipote scemo, 2013), presente in sala durante la tavola rotonda, che ha lodato il loro coraggio e la loro perseveranza e intraprendenza.
Chiusa l’esperienza del forno, i ragazzi si sono ritrovati senza spazi da usare per proiettare i film. «Per protesta abbiamo deciso di rubare gli schermi, decidendo di proiettare sulla città» ha raccontato Carocci. The Rocky Horror Picture Show sulle mura di Castel Sant’Angelo, The Wall sui muraglioni del lungotevere, Il grande Lebowski in un cinema abbandonato e via dicendo, iniziative alle quali sono accorse migliaia di persone.

«Abbiamo anche riaperto per due giorni un drive-in a Ostia, proiettando Grease e American Graffiti: vennero 10.000 persone» ha detto Carocci. Anche l’ex presidente Napolitano ha manifestato il suo apprezzamento: «Ci ha scritto una lettera nella quale definiva importante e positivo l’interesse di giovani che si attivano per la tutela degli spazi culturali delle nostre città».
I ragazzi hanno poi ideato l’Arena nella piazza di San Cosimato: un festival di 60 giorni (1° giugno-1° agosto), un’arena cinematografica gratuita in cui fanno retrospettiva. «Il 1° anno abbiamo avuto 30.000 spettatori, il 2° il doppio e ora puntiamo ai 90.000» ha affermato con orgoglio Carocci.
Gli ospiti celebri, nuovamente, non si sono sprecati: Farhadi, lo scomparso Scola, Moretti, Benigni e lo stesso Bruni, che ha detto a Carocci: «Con le vostre iniziative vi siete guadagnati il nome di più importanti programmatori cinematografici in Italia».
Il regista romano ha poi posto l’attenzione sul fatto che l’associazione “Piccolo Cinema America” (che i ragazzi hanno fondato, aprendo anche una partita Iva, e di cui Carocci è il presidente) ha di recente vinto il bando pubblico per la gestione di una sala comunale, il cinema Troisi, che ora si accinge a ristrutturare. La sala si trova in un edificio di epoca fascista, accanto al cinema Nuovo Sacher (acquistato nel ’91 dalla casa di produzione di Nanni Moretti) ed ha 300 posti. «L’ambiente sembrava pronto all’uso, ma abbiamo scoperto che nel ’97 era stato ristrutturato da Cecchi Gori, che ha demolito una galleria interna senza fare nessun passaggio al genio civile né al catasto. Lo spazio è stato dunque gestito per 20 anni nella completa illegalità, e ora tutto è a carico nostro, che dobbiamo preoccuparci che il soffitto non crolli» ha spiegato Carocci. «Il comune vi ha fatto vincere un bando per una sala che in realtà non è agibile e che a carico vostro dovrete rendere tale» ha chiarito Bruni. Per farlo, ci vogliono 400.000 euro; in tre anni è stato raccolto il 50% della somma, e i produttori Carlo Degli Esposti e Nicola Giuliano hanno deciso di donare il resto.

I ragazzi non si sono tuttavia dimenticati del cinema America: continuano a difenderlo, visto che di recente stavano per essere avviati, da chi possiede lo stabile, dei lavori di demolizione interni.
«Abbiamo quindi fatto ferro e fuoco tra stampa e social network» ha detto Carocci «e fortunatamente siamo riusciti a farci sentire da Franceschini; per noi è una questione di principio: lui ci aveva detto che avrebbe salvato il cinema e noi vogliamo che ci dia delle risposte, non crediamo sia giusto che ci venga dato retta solo perché ormai abbiamo tutto il cinema italiano alle spalle». È stato però predisposto il distacco parietale dei mosaici del ’54, e ora il tutto è nelle mani del sovrintendente del ministro.
Bruni ha poi parlato del rapporto fra Trastevere e questi giovani: «La loro è una bellissima storia d’amore: tutti gli abitanti del quartiere li adorano, combattono per e con loro, portano loro da mangiare. Sono i loro occhi e le loro orecchie: non appena qualcuno mette piede nel cinema, i trasteverini li avvertono tempestivamente».

La Comand ha chiesto poi a Carocci di parlare delle problematiche di Trastevere.
«È un rione vittima della movida, soprattutto alcolica» ha detto lui «e compiervi un intervento culturale significava creare uno spazio dove non dover pagare per sostare – questo era il nostro progetto iniziale: creare un’aula studio aperta 24 ore su 24. Ma Trastevere è anche il posto dove c’è la più alta percentuale di sale cinematografiche dismesse; a lungo termine, vorremmo trasformare il quartiere in una sorta di “multisala diffuso”, in competizione con i multiplex della periferia».
Bruni ha raccontato che “I ragazzi del Cinema America” hanno ricevuto molte lamentele, anche se le loro iniziative sono lodevoli. La scorsa estate, per esempio, hanno messo uno schermo alla base della scalinata di viale Glorioso (la via di Sergio Leone), e per non disturbare gli abitanti hanno messo l’audio del film in frequenza FM. «È stato bellissimo vedere questa scalinata con più di 300 persone che guardavano un film in silenzio» ha detto il regista.

A piazza San Cosimato i ragazzi organizzano varie rassegne, dedicate ad Argento (venuto personalmente a presentare i suoi film), Lynch, Kubrick, Antonioni, ma anche ai classici Disney e ai film comici italiani. «Ci teniamo molto a mescolare alto e basso, cinema d’autore e cinema disimpegnato. Non siamo cinefili, ci presentiamo con una veste nazionalpopolare e vogliamo parlare a tipologie di pubblico diverse e a tutte le generazioni, perché è lì che si trova un equilibrio» ha precisato Carocci, che ha dato dei consigli a chi volesse intraprendere un’esperienza come la loro. «Fondamentale è la gratuità degli eventi di piazza, che attira gli spettatori in massa, soprattutto giovani, ma al contempo è un aspetto molto criticato: si pensa porti via pubblico alle sale a pagamento, ma non è così, poiché porta invece alla creazione di un nuovo pubblico, che si abitua alla fruizione cinematografica».
Un’altra idea vincente è quella di organizzare retrospettive, proiettando film soprattutto italiani e di qualche anno fa: così è più facile contattare i registi e invitarli, perché non saranno impegnati nella promozione delle loro pellicole.
«Organizzare un’arena cinematografica è stato difficile, una cosa improvvisata che però ci è riuscita» ha detto in conclusione Carocci. Il messaggio finale che il presidente dell’associazione “Piccolo Cinema America” ha voluto dare, non solo alla platea goriziana presente ma a tutta Italia, è che il loro è un impegno civile condotto all’interno della legalità. Anche se navigano, purtroppo, in una società pregna di irregolarità e violazioni – cosa che hanno scoperto a loro spese.

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