“Rina” di Rosaria Lorusso: il ritorno del Battello Stampatore

di Zuf Zone

“Rina” di Rosaria Lo Russo è il primo momento della rinnovata collana di poesia Libretti verdi, a cura di Beatrice Achille e Carlo Selan per ZufZone e Battello Stampatore. Le prossime uscite di questo progetto saranno: “Guida” di Giuseppe Nava e “Inconvertendo” di Gino Scartaghiande.

Presentiamo qui una breve premessa di Rosaria Lorusso al suo “Rina”, e a seguire una selezione di tre poesie.

Quasi tutte le poesie della piccola raccolta dedicata a Rina, in memoria dei miei nonni, quello materno, toscano, quella paterna, calabrese, sono le poesie di me da piccina. Di me piccola. Un antefatto. Di me lirica, del mio anelito ancora a rincuorarsi con la poesia, a cercare attraverso la poesia una pacificazione con la morte, che però, già ne Il sogno di Donna Tittina, viene a perdersi nel tumulto del teatro e della prosa. E così, la piccola lirica consolatoria, con la sua abnorme innocenza, che qui si diceva, è poi diventata il sottofondo spettrale della mia poesia successiva, quasi invisibile, ma che continua, impercettibilmente, a emettere grida.

Rosaria Lo Russo su “Rina” (Libretti verdi, Battello stampatore 2021)

La devozione (I)
Io a te
sempre
devotissima fui

perché m’ammali?

in quel recesso
d’Umbria magica
io vidi

i tuoi occhi abbassati
la tua mano appoggiata

i due gesti di Grazia

nel baricentro
l’Arte insuperabile
lo stupore perpetuo

A quella tua forma
sempre devota
io fui

perché sei nell’ombra
perché sempre riappari

(quale scherzo atroce
mi giochi
quando ti fai Natura?)

(perché ci diverti?)

In altra immagine
tu diventi
mito di colombe
frullìo,
rito sommesso

– « madre della madre » –
speranza delle speranze

Tu dolce eterna
Tu tenerezza glaciale
Tu ai confini dell’Umbria o ancora Toscana?
Tu sola e al freddo,
amore

Amore (II)
tu solo e al freddo
perché mi guardi?
perché ti rifletti, ti moltiplichi?

Nella terra
al verde
al fuoco
nel lungo giorno
nel separato paradiso
mia accesa condanna

Amore,
abbiamo vagato
per ripercorrere il tracciato
della tua anatomia
per me – topografia sacra

da San Francesco alla Madonna del Parto
-e ci salvammo

ed io imparai
un Dolore sereno
la Pietà che ci onora
il Cibo che ci attraversa

un senso di miracolo
la fine del volgare indistinto

la Coincidentia

E vidi gli angeli
agili e grassi Cupidi
presso un teatrino abbandonato.

Fu il mistero ond’io inseguo
invano il tuo perdono

oh mio cuor di gesso
illustre sanguinolento.

°°

Le fresie

Le fresie
fra aria e acqua
sono esplose

(un tempo nella tua mano forte)

Di nuovo
è il fremito
delle visite a San Martino

– nel giorno del Signore –

In primavere fredde
le fresie
hanno il magnifico potere
di distinguersi nette
colore per colore

(così le guardavano i tuoi occhi pietreserene)

Ed era il gioco
delle fughe e dei sassi
accanto il tuo passo pacato
nell’Eden di pesche e albicocche
dei tuoi fichi dottati

Ma quest’odore più forte
del fiore
è lo schianto
del duro silenzio
d’ottobre.

E devono gli occhi
saper bagnare più cielo
e senza affanno magnificarti.

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