#storiadellaschiavitù – Schiavi della festa/Festa degli schiavi

Che rapporto esiste tra festa e schiavitù? La festa (dai Saturnali romani fino al Carnevale cristiano) è sempre stata offerta dai padroni agli schiavi, ai servi, al popolo, come momento di temporanea e ben delimitata sospensione delle gerarchie e dei rapporti di potere vigenti. Un momento di rovesciamento in cui i servi – come Davo con Orazio nella celebre Satira – potevano illudersi meravigliosamente dell’uguaglianza, quasi dell’indistinzione, di tutti gli uomini. Ma la festa è anche sospensione ciclica del tempo del lavoro, ozio, riposo, libera vita privata, tempo per se stessi e per i propri affetti.

La festa come il momento collettivo, pubblico, in cui un popolo celebra i sacri valori che lo tengono unito e lo rendono una comunità che, trasformandosi, sopravvive alla morte individuale; ma anche come il momento esattamente rovesciato e simultaneo in cui, la celebrazione stessa di questi “alti” valori, può essere selvaggiamente ridicolizzata e brutalmente parodizzata (come nel Gargantua di Rabelais).

Infine, la festa come eccesso, come perdita di sé e vertigine. La festa pagana dei Sabba, delle donne delle campagne, dei pagi che più a lungo hanno resistito alla cristianizzazione. Donne perseguitate, bruciate, temute per i loro godimenti “servi”, per le loro feste senza nome, per la carnalità del loro rapporto con la terra. Festa, quindi, come eccesso e come forma di resistenza alla cultura della classe dominante. Un tema che – senza chiamare in causa gli anni Settanta, Pasolini e l’Italia – vediamo riemergere per esempio anche a cavallo tra anni ’90 e ’00 in ambiente britannico sotto le penne di figure importanti come Irvine Welsh e Mark Fisher. Il rave, la “festazza”, l’ebbrezza pura e semplice ripensati come esperienze comuni, come riserve indiane, ultimi baluardi e roccaforti a partire da cui costruire dei “noi” capaci di rifiutare fieramente l’alienazione, l’omologazione e l’individualizzazione dei rapporti umani di cui si nutre il discorso dominante in cui siamo immersi.

All’evento, organixzato in collaborazione con Zeno e in programma il pomeriggio di sabato 29 maggio in Piazza tra i Rivi (Trieste), interverranno: Andrea Muni, Carlo Selan e Davide Pittioni della redazione di Charta Sporca, il cui prossimo numero (in uscita a ottobre) sarà dedicato al concetto, e alla pratica, della “festa”.

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