Psico-simpatia sexualis con pistola. Frammenti muti di storia della psichiatria

di Andrea Muni

Questi sono alcuni dei casi che lo psichiatra Kraft-Ebing, alla fine dell’Ottocento, e poi il suo “editore” Moll, nei primi decenni del Novecento, annoverano nella monumentale opera Psichopatia sexualis – recentemente riedita da Neri Pozza – come “esempi” di soggetti affetti da turbe dell’istinto sessuale (postulato per la prima volta nella storia della cultura umana nel 1844 da Heinrich Kaan). L’opera, come spesso accade in questi casi, è un compendio di casi tratti da una moltitudine di studiosi precedenti. Non credo i casi meritino alcun commento, ma soltanto mezza parola preliminare di orientamento. Questa è la storia muta, documentale, non solo della nostra attuale psichiatria (il testo in questione è stato ristampato quasi fino alla fine del Novecento), ma della nostra medicina in generale. Se Foucault non fosse morto avrebbe forse potuto fare una Vita degli uomini infami bis, a partire da questi documenti. Chissà cosa avrebbero scritto del suo caso, del caso di Foucault, Kraft-Ebing e Moll. Chissà cosa scriverebbero di me o di te, i Kraft-Ebing e i Moll di oggi. Non ci si stupirà mai abbastanza dell’orizzonte moralistico in cui queste persone, in teoria “di scienza”, svolgono le loro analisi e le loro diagnosi (posizioni che non siano il missionario non appartengono ai popoli civili, sesso orale=mostruosità). Così come non si ci si stupirà mai abbastanza del fatto che, nei casi più eclatanti, come in quelli di zoofilia, i medici non sembrino rendersi conto che in gioco c’è molto  di più di una banale “turba” dell’istinto sessuale. Ma sopratutto a me, mentre li selezionavo, hanno fatto ridere come un matto. E mi sono accorto che forse poterne ridere è già la forma migliore di “lotta”, di “critica” nei confronti di uno sguardo e di un potere che sono tanto più forti quanto più gli diamo credito, e tanto più fragili quanto più sapremo riderne (pur con tutti i rischi che imparare a riderne comporta).

Caso 15. – F. J., 19 anni, studente, figlio di madre nervosa, una sorella la quale era epilettica. A 4 anni affezione cerebrale acuta durata 14 giorni. Da bambino era apatico, freddo verso i genitori; come scolaro era strano, chiuso, appartato, cogitabondo, leggeva molto. Intelligenza buona. Dall’età di 15 anni onania. Dalla pubertà, individuo eccentrico, continuamente oscillante fra l’esaltazione religiosa e il materialismo, lo studio della teologia e le scienze naturali. All’università i colleghi lo ritenevano pazzo. Leggeva esclusivamente Jean Paul, sciupava il tempo. Mancanza assoluta di sensibilità sessuale verso l’altro sesso. Una volta acconsentì al coito, ma non provò alcun sentimento sessuale, lo trovò insulso e non lo ripetè mai. Senza alcun motivo emozionale, gli saltava spesso in mente il pensiero del suicidio, che fece anche oggetto di una monografia filosofica in cui lo considerava, al pari della masturbazione, atto perfettamente ragionevole. Dopo diversi tentativi con diversi veleni, tentò di uccidersi con 57 grani di oppio, ma fu salvato e portato al manicomio.

Il paziente è estraneo ad ogni sentimento morale e sociale. I suoi scritti rivelano una frivolezza e una banalità incredibili. Possiede conoscenze estese, ma una logica singolarmente stravagante. Di manifestazioni affettive, nessuna traccia. Tratta tutto, anche le cose più elevate, con una apatia e un’ironia senza pari, con sofismi e amminicoli filosofici difende il suicidio, che ha intenzione di compiere come un altro penserebbe a compiere l’azione più indifferente. Lamenta che gli abbiano tolto il suo temperino, col quale altrimenti avrebbe potuto tagliarsi le arterie come Seneca nel bagno. Ultimamente un amico gli aveva dato, invece di un veleno, secondo il suo desiderio, un purgante. Egli ebbe poscia a commentare che, in fin dei conti, era stato spedito, anziché all’altro mondo, al water-closet. La sua “vecchia, mortale, pazzesca idea” non gli sarebbe stata tolta che dalla falce della grande operatrice.

II paziente ha un cranio grosso rombico, la metà sinistra della fronte più piatta della destra, l’occipite verticale, le orecchie a cartoccio inserite molto indietro, il meato auricolare esterno è a forma di sottile fessura. Genitali molto flosci, testicoli straordinariamente molli e piccoli. Di quando in quando il paziente lamenta di essere torturato dal proprio pensiero, di dover insistere coattamente sui più futili problemi, soggiacendo a una intensa cogitazione penosissima e spossante, la quale lo lascia tanto estenuato da non permettergli di formulare alcun pensiero ragionevole.
Dopo un anno il paziente è stato dimesso senza alcun miglioramento; a casa sua ha continuato, come unica occupazione, a leggere e ad andare a zonzo. Frattanto gli sorse un’idea che gli occupò tutta la mente: quella di fondare un nuovo cristianesimo, giacché Cristo aveva sofferto di megalomania e aveva illuso il mondo coi miracoli. Dopo un anno di soggiorno a casa, fu ricondotto in manicomio per uno stato di esaltamento mentale sorto improvvisamente. Presentava un miscuglio confuso di delirio primordiale di persecuzione (diavolo, anticristo, sente di essere perseguitato, che vogliono avvelenarlo, è perseguitato da voci) e di grandezza (Egli è il Cristo, il redentore del mondo), con accompagnamento di azioni impulsive incoerenti. Questa malattia psichica intercorrente si dileguava dopo cinque minuti, e il paziente si ritrovava nel suo stato originario di stravaganza intellettuale e deficienza morale.

Caso 16. – E., 30 anni, garzone imbianchino, disoccupato, fu sorpreso in un bosco mentre si apprestava a togliere lo scroto a un ragazzo che aveva attirato colà. Spiegò che con ciò voleva opporsi alla riproduzione della specie umana, aggiungendo che spesso nella sua giovinezza si era ferito i genitali, mosso dal medesimo intento. II gentilizio non è rintracciabile. Dall’infanzia E. fu psichicamente abnorme, sempre assorto, mai allegro, molto eccitabile, collerico, cogitabondo, di scarsa intelligenza. Odiava le donne, amava la solitudine, leggeva molto. Rideva talora da solo, faceva sciocchezze. Negli ultimi anni il suo odio per le donne si era acuito, specialmente contro le donne incinte, che ad altro non servono che a mettere al mondo della miseria. Odiava anche i bambini, malediceva suo padre, professava idee comunistiche, inveiva contro i ricchi e i preti, e contro Dio che lo aveva fatto venire al mondo così povero. Commentava che sarebbe stato bene castrare i bambini esistenti, piuttosto che mettere al mondo degli altri, condannati soltanto alla povertà e alla miseria. Dice di aver sempre pensato così, e che già all’età di 15 anni ha fatto tentativi di autocastrazione, per non contribuire alla infelicità e alla moltiplicazione degli uomini. Disprezza il sesso femminile, come quello che contribuisce a tentare gli uomini. Soltanto due volte in tutta la vita si è fatto masturbare da donne, altrimenti non ha mai avuto con esse a che fare. Di quando in quando risente eccitamenti sessuali, ma non tendenza al soddisfacimento normale. Se la natura non soccorre, si aiuta da solo con l’onania. È uomo forte, muscoloso. La conformazione dei genitali non mostra nulla di anormale. Sullo scroto e sul pene si trovano numerose cicatrici, residui di tentativi di autocastrazione arrestati dal dolore. Ginocchio destro valgo. Di onanismo non si è osservato traccia. Tipo oscuro, arrogante, eccitabile, estraneo ad ogni sentimento sociale. Nessun disturbo funzionale, salvo insonnia e frequente cefalea.

Ipoestesia (impotenza) femminile: Nella specie umana, in cui il coito si compie normalmente corpo a corpo e faccia a faccia, non ha luogo un eccitamento così forte della clitoride. Passo sopra, naturalmente, al caso di taluni popoli presso i quali si pratica il coito in posizione analoga a quella dei mammiferi, perché qui ci occupiamo solo dei popoli civili. L’importanza della componente psichica vien messa in rilievo anche dall’esistenza di una anestesia genitale relativa del sesso femminile simile all’impotenza relativa dell’uomo: la donna non raggiunge l’orgasmo se non con un determinato uomo, al quale vuol bene. Persino prostitute, le quali oltre a coire con chiunque per mestiere e senza soddisfacimento, spesso coiscono anche con un uomo cui vogliono bene, e che sovente è il ruffiano, raggiungono in questo accoppiamento l’orgasmo. [Magnifico lo stupore dei luminari di fronte al fatto che una donna possa avere orgasmi con qualcuno che ama e non sentire nulla con qualcuno con cui va per soldi, ndr]

Caso 29. – P., maggiordomo, cinquantatreenne, sposato dall’età di 28 anni; gentilizio a quanto sembra non intaccato, senza precedenti epilettici, bevitore moderato, senza segni di vecchiaia precoce, fu per tutta la durata del suo matrimonio, a quanto riferisce la moglie, ipersessuale, libidinoso al massimo grado, straordinariamente potente, insaziabile di voluttà coniugali. Nell’amplesso era “bestiale, selvaggio, tremava in tutto il corpo, fremeva”, così che la moglie, un po’ frigida, ne era disgustata, e il dovere coniugale era una tortura.

Egli la tormentava con la gelosia, ma subito nei primi tempi dopo il matrimonio sedusse la sorella di lei, una fanciulla innocente, da cui ebbe una figlia. Nel 1873 prese in casa madre e figlia. Aveva ora due donne; preferiva la cognata, e ciò la moglie sopportava come il minor male. Con gli anni l’appetito sessuale crebbe, per quanto la potenza diminuisse. Spesso egli ricorreva alla masturbazione, persino subito dopo il coito, senza essere in ciò disturbato dalla presenza delle donne. Dal 1892 fornicò con una sua pupilla sedicenne, e soleva costringerla a masturbarlo. Tentò addirittura con una rivoltella spianata di costringere la ragazza all’amplesso; uguale tentativo fece sulla sua figlia adulterina, e spesso gli si dovevano sottrarre le due ragazze per porle al sicuro. Alla clinica l’individuo si comportò da persona tranquilla e decente, e adduceva a propria scusa una ipersessualità. Riconosceva di aver agito male, ma si giustificava col non aver saputo trovare altre vie di sodisfacimento. All’adulterio era stato costretto dalla frigidità della moglie. Nessun disturbo a carico dell’intelligenza, ma assenza di ogni sentimento etico. Nei 25 anni di matrimonio aveva avuto diversi accessi epilettici. Nessuna stigmata degenerativa.

Caso 30. – Masturbazione in iscuola davanti alle proprie allieve.
Z., 36 anni, sposato da 12, padre di 7 figli, direttore di una scuola, è confesso di aver compiuto un atto masturbatorio durante una lezione, stando dietro la cattedra che lo riparava dalla vista delle allieve, ma in modo tale che queste poterono accorgersene. A suo dire, la sera prima aveva bevuto più del solito; poco prima della lezione aveva avuto un accesso di collera; durante la lezione medesima, poi, la vista di una scolara quindicenne, le cui forme lo eccitavano già da molto tempo gli aveva provocato una così intensa emozione sessuale accompagnata da bruciore nel pene in erezione, per cui egli, non più padrone di sé, aveva dato di piglio ai genitali e vi era seguita immediatamente un’eiaculazione. Solo allora si sarebbe reso conto della situazione e dello scandalo, sarebbe rimasto costernato, e soltanto il pensiero che le scolare non lo avessero scorto sarebbe valso a ridargli la calma. L’imputato non poté dimostrare una turba della coscienza, né un difetto della memoria circa la durata del raptus sessuale.
Dati i suoi precedenti irreprensibili, i giudici presumettero che egli avesse agito in condizioni morbose e ordinarono una perizia. Dall’indagine compiuta da Krafft-Ebing [è Moll a scrivere, ndr] rilevo i dati seguenti: Z. nacque da genitori sani. Due consanguinei furono epilettici. A 13 anni grave commozione cerebrale con conseguente demenza acuta durata 3 settimane. Residuò una grande irritabilità e intolleranza all’alcol. A 16 anni risveglio della vita sessuale con intensità anormale e grande eccitabilità sessuale, per cui bastava una lettura lasciva o la vista di una immagine femminile, per provocargli una eiaculazione e relativo sollievo. Di tanto in tanto masturbazione. Dall’età di 18 anni qualche amplesso. Perlopiù, però, gli bastava toccare un braccio a una donna per avere orgasmo ed eiaculazione; matrimonio a 24 anni. Amplessi 3 o 4 volte al giorno e, per giunta, aveva masturbazione e solitamente mediante coito ideale. Dopo la nascita del quarto bambino (3 anni fa) egli dovette imporsi un certo ritegno nei rapporti sessuali per motivi economici. Sdegnava gli antifecondativi. Si aiutava con la masturbazione e con le polluzioni diurne provocate con toccamento di donne ma tutto ciò non gli bastava. Era di continuo eccitato sessualmente e ogni sei settimane circa aveva una tale fregola, che si sentiva incapace di volere e di ragionare e soltanto con la masturbazione ad oltranza riusciva ad astenersi dall’aggredire qualche donna. In questo tempo di relativa astinenza lo Z. era diventato straordinariamente irritabile e collerico, così che, in stati accessionali di violenta iperaffettività spesso senza causa apparente, batteva moglie e bambini, gridava e smaniava.
Più di una volta, al culmine di tali eccessi, egli perse la coscienza; cadeva allora per terra e aveva un respiro caratteristicamente stertoroso. Dopo alcuni minuti ritornava in sé, senza nulla ricordare né dell’attacco né delle escandescenze che lo avevano preceduto. Un accesso siffatto non si era sicuramente verificato prima del delitto, ma lo seguì tre giorni dopo. Krafft-Ebing trovò in Z. una persona intelligente, decente, piena di pentimento e di vergogna. Egli riconosceva di non poter più insegnare in una scuola femminile e lamentava la propria sensualità innaturale e sfrenata. Non fece alcun tentativo di minimizzare il proprio atto, fece notare tuttavia che negli ultimi tempi i suoi nervi erano stati esauriti dalla libidine insaziata e dall’eccessivo lavoro (fino a 12 ore di lezione giornalmente). Organi della vita vegetativa integri, ossa parietali eccessivamente convesse. Genitali grandi, flosci, peraltro normali. Riflessi patellari molto accentuati. La perizia di Krafft-Ebing concludeva che Z. presentava una sessualità morbosamente esaltata, probabilmente soffriva di epilessia, ed aveva compiuto impulsivamente il delitto in uno stato di emozione sessuale in cui il dominio di sé era caduto ad un minimo. Lo Z. non fu ritenuto punibile e fu collocato in pensione.

Caso 120. – Un signore mantiene un cagnolino al quale dedica ogni cura. Egli prova eccitamento sessuale solo quando una persona di sesso femminile si fa fare iI cunnilincto dal cane stesso, opportunamente ammaestrato. Durante l’operazione, la donna deve colmare X. di ogni sorta di vituperi fra cui specialmente: «vedi, questo mestiere io mi lascio fare dal cane ma non da te, tanto inferiore sei tu, per me, persino rispetto al cane».

Caso 321. – La signora B., di 36 anni, madre di otto figli, è accusata di adulterio dal marito (1908). Secondo la moglie, essa aveva avuto rapporti sessuali circa sei volte col garzone di fattoria, ma il marito, col quale aveva vissuto tredici anni di vita coniugale serena, l’aveva perdonata. Ciò nonostante B. credette che ella continuasse a ingannarlo, e chiese il divorzio. Ora, la moglie elevò a sua volta un’accusa contro il marito: egli aveva preteso, da lei, qualche mese prima, ripetutamente, che si lasciasse accoppiare col loro cane da pastore, e l’atto era riuscito solo due volte, stando la donna in posizione genucubitale. B. eccitava il cane fino all’erezione, quindi lo faceva montare con le zampe anteriori su la schiena della moglie e infilava l’asta in vagina. Prima dell’eiaculazione, B. allontanava il cane e compiva egli stesso l’amplesso. Egli aveva messo in scena questo atto per curiosità e per eccitare maggiormente la moglie, diventata negli ultimi anni sessualmente fredda a suo riguardo. Anche dopo la confessione dell’adulterio, B. introdusse una volta ancora il cane nel letto coniugale. Il cane ama la signora B., le salta addosso, è come pazzo quando la vede, ecc.. Il medico incaricato della perizia eseguì un esperimento un po’ spinto. Fece condurre il cane da pastore in presenza della padrona. Bastò un semplice richiamo perché la bestia ficcasse la testa fra le cosce della padrona e le leccasse i genitali. Quindi la signora B. si mise in posizione genucubitale e il cane, leggermente aiutato dalla padrona, le si posò sopra ed eseguì vivaci movimenti di coito. Su le prime il marito della B. negò ogni addebito; ma poi, stretto da ogni parte, fece un tentativo di suicidio sparandosi al capo, il che gli procurò un’emiplegia. Commosso dalle cure prodigategli con abnegazione dalla moglie, egli confessò infine di aver avuto lui l’iniziativa e di aver concorso al coito contro natura. Condanna: sei settimane di detenzione alla moglie e dieci al marito per delitto di libidine contro natura.

CASO 31. – La signora V., di buona famiglia, bene educata, buona, così modesta che per un nonnulla arrossiva, fu il terrore dei suoi già a cominciare dalla prima giovinezza. Ogni volta che si trovava sola con una persona dell’altro sesso, senza guardare se fosse un bambino o un uomo oppure un vecchio, bello oppure brutto, si spogliava immediatamente ed esigeva l’amplesso, altrimenti gli si gettava contro. Si tentò di guarirla col matrimonio. Amava moltissimo il marito, ma tuttavia non poteva astenersi dal comportamento sovradescritto ogni volta che poteva avere da sola a solo un uomo, eventualmente anche pagando, o fosse pure un ragazzo.
Nulla poté liberarla dal suo stimolo. Era già nonna ed era ancora una Messalina. Una volta attirò un ragazzo di 12 anni nel suo letto e voleva stuprarlo, ma quello si difese e fuggì. Un fratello di lui, poi, diede alla vecchia una lezione, che evidentemente non fu salutare. Chiusa in un monastero, dava esempio di buon costume, nulla lasciando da desiderare sotto questo riguardo; tornata a casa, ricominciò subito a provocare gli antichi scandali. La famiglia la mise al bando, assegnandole una piccola rendita. Essa lavorava per procurarsi il denaro necessario a comprarsi gli amanti. Chi avesse visto quella matrona vestita propriamente di maniere fini e nell’insieme amabilissima, non avrebbe immaginato quali bisogni sessuali sfrenati affettassero i suoi 65 anni. Finalmente la famiglia, disperata per nuovi scandali, la fece ricoverare in manicomio. Là visse finché a 73 anni fu uccisa da una apoplessia cerebrale. La sua condotta in manicomio era esemplare. Se però veniva lasciata a sé e se le circostanze erano favorevoli, gli stimoli sessuali tornavano a manifestarsi, ancora fino a pochi giorni prima della morte. A prescindere da ciò, l’osservazione dei medici manicomiali durante quattro anni non rilevò mai alcun segno di abnormità psichica.

Alla prossima puntata! Sperando sempre che queste piccole incursioni facciano venire voglia a qualcuno di lavorare collettivamente

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